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“DE ANGELIS accusa circuito e dirigenti gara — Altro che proibire le minigonne!” – Autosprint n.15/1980

L’intervista è da porre in relazione ai fatti del Gran Premio degli Stati Uniti dell’Ovest, corsosi a Long Beach nel 1980. L’incidente in cui è stato coinvolto de Angelis, il tamponamento della Osella di Cheever, fu generato da un ingorgo formatosi previamente, a causa di alcune incomprensioni fra Giacomelli e Reutemann. L’articolo qui riportato non segue pedissequamente l’originale, in quanto sono stati eliminati alcuni errori di battitura.

ROMA – ELIO DE ANGELIS contrariamente a quanto diagnosticato al Memorial Hospital di Long Beach, dovrà portare il gesso per venti giorni e qualora tutto vada bene, come gli auguriamo, ci vorranno una decina per la ginnastica rieducativa dopo il taglio del gesso. Infatti il pilota romano ha sofferto di una frattura all’astragalo con i legamenti strappati. Al telefono ci diceva:

«Non ho potuto nemmeno frenare, ho fatto in tempo a sentire solo il “botto”, in quanto uscivo da una curva cieca in piena accelerazione. Non avrei potuto evitare nessuno, anche se lo avessi voluto. Quando mi sono visto tutte quelle macchine ferme davanti ho avuto tanta paura, cosciente di non poter fare altro che andare ad urtare. Meno male che né la mia macchina, né le altre, hanno preso fuoco, altrimenti sarebbe stata una grave sciagura! Ad ogni buon conto ritengo che Long Beach sia un circuito dove non si dovrebbe correre. Mi domando come abbiano fatto ad avallare la licenza ad un circuito che rassomiglia ad un budello contornato di blocchi di cemento. Hanno fatto tutta una storia per Interlagos, ma non si sono nemmeno pronunciati per Long Beach. A volte mi domando a cosa sia servito ripristinare la GPDA. Da quando è stata ricostituita la “Associazione dei Piloti da Gran Premio”, non si fa altro che parlare di sicurezza, poi quando siamo riuniti, nessuno di noi è d’accordo con quello che dice l’altro. Noi piloti siamo molto egoisti e quindi non approderemo mai a nulla. Mi domando quando le autorità sportive, magari in accordo con la FOCA, si decideranno a considerare la vita dei piloti prendendo le precauzioni necessarie».

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Franco Bonaventura — «Con gomme a posto vincevo!» — AUTOSPRINT N.5/1980

Tratto dal numero del settimanale Autosprint, un breve approfondimento sul pilota romano, con relativa intervista a caldo nei momenti successivi al Gran premio del Brasile del 1980. L’articolo è contenuto nel numero relativo all’approfondimento sulla gara. Elio de Angelis, in questa occasione, colse il primo podio in carriera, un secondo posto alle spalle di Arnoux. In calce, alcune battute rilasciate dal padre Giulio de Angelis. Si riporta il testo esattamente come trovasi pubblicato, tranne un’interpolazione segnalata fra parentesi.

INTERLAGOS – Era da due anni che un italiano non saliva sul podio in un gran premio di F.1, e molti di più che due italiani fossero presenti in classifica nei primi sei posti. Ambedue i nostri piloti si sono comportati da veri e maturi campioni. ELIO DE ANGELIS è stato addirittura superbo. Visto che contro le due Renault non c’era niente da fare, ha badato a contenere il consumo delle gomme guidando con perizia da campione consumato. Dopo la premiazione felice come non mai con ancora la corona d’alloro che gli cingeva il collo, così ha raccontato la sua impresa.

«All’inizio ho creduto di salvare le gomme, in quanto con il pieno di benzina era molto pesante. Poi, mano mano che si alleggeriva sono cominciato (ad) andare anche più forte, tanto che mi sono fatto sotto ad Arnoux. In molti punti della pista ero molto più veloce delle Renault, ma sul rettilineo mi prendeva circa trenta-quaranta metri. Per me non sarebbe stato un problema passarlo se le gomme davanti non si fossero deteriorate. Per quindici sedici giri ho provato a tirare guadagnando qualcosa su Arnoux e poi il problema delle gomme mi ha costretto a rallentare per cercare di non compromettere la gara che avevo fatto sino a quel momento. Ho effettuato una buona partenza riuscendo a passare al secondo giro Villeneuve, dandomi da fare nei primi giri senza rischiare molto. Non volevo assolutamente sbagliare anche perché sentivo che avrei fatto una bella gara.

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“Elio de Angelis «Taking Responsibility»” — Grand Prix International n. 23/1980

L’articolo, del quale è offerta sotto anche una traduzione in lingua italiana a cura del presente sito, si riferisce al Gran premio d’Austria del 1980. Dopo un lungo digiuno, Elio de Angelis, alla sua prima stagione in Lotus, torna a marcare punti validi per il campionato conduttori. Quelli conquistati in Spagna, a Jarama, all’epoca delle corse disputate durante la stagione estiva, erano già stati invalidati, a seguito della diatriba coinvolgente la FISA e la FOCA. L’italiano otterrà altri piazzamenti ragguardevoli nelle restanti gare della stagione. In relazione alle modifiche sulla vettura cui si accenna, è da ricordare che la Lotus 81 sia stata interessata da migliorie continue, nel tentativo di rincorrere una competitività andata perduta dalla scuderia di Hethel. Proprio in Germania e in Austria, tra l’altro, fece la sua comparsa la Lotus 81B, considerata, all’epoca, un buon compromesso, sulla carta, per recuperare terreno rispetto agli avversari. L’omissis riguarda una frase di rimando a un articolo di natura tecnica della rivista che venne inserito altrove nello stesso numero della pubblicazione periodica. Ho reputato opportuno espungerla dal testo qui riportato.

Elio de Angelis hadn’t really featured much since he took second place in the Brazilian Grand Prix, a second place which might so easily have been a win, for Arnoux ran out of petrol on the slowing down lap. However, the German and Austrian Grands Prix saw the Italian re-emerge, if not as winner, but as a top six runner. Only he and Giacomelli were able to do anything about the big four: Williams, Renault, Ligier and Brabham.

Lotus have begun to take steps to put things right. Chapman’s men are in the throes of a research programme, modifying the Lotus 81 in various ways [omissis].

These technical measures have already begun to bear fruit. «All the same, Lotus have to get back on top one day,» says Elio «maybe now we’re on the way. We’re on the right track».

This year has been difficult and frustrating for Elio, as it has for Mario Andretti who hasn’t yet scored a point in the championship. «Everyone has their own theories about the problems,» says Elio «it’s hard to get things done under those circumstances. But in fact, everyone is right at some time or another, because we have so many different problems».

De Angelis was fifth at Hockenheim when he was forced to retire three laps from the end. A week later, he drove another good race which this time was rewarded by sixth place and a point in the World Championship. «It’s a step forward,» he reckons «but even before these two races, I was confident. Colin Chapman is a genius, so is Peter Wright. They know that they’ll get it right».

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“So close to victory ” – Grand Prix International – n. 15/1980 – Un editoriale, con intervista, sul Gran premio del Brasile 1980

 

Si riporta sotto il testo originale nella lingua inglese. Segue una traduzione in lingua italiana a cura del presente sito.

Last year it was a real effort for him to qualify. This year he aims at the front rows when he’s driving in practice. The least one can say is that he’s made the right choice by swooping from Shadow to Lotus 81. Now his talent, apparent on occasions last year, is matched with the right equipment. His father had to help him buy his way out of the Shadow team so that he could join Lotus, but that scarcely has anything to do with his driving capabilities. He’s still an attacking driver. At Interlagos, Elio was as good as Pironi and Villeneuve in the fast curves, those that separate the men from the boys.

The evening before the race, De Angelis spoke optimistically but in his usual measured tone of his hopes for the race, having qualified seventh in practice. But if his situation had changed, he clearly hadn’t. He was still thoughtful, ponderous, almost cold. «My car is fantastic, its roadholding is excellent and it’s easy to drive» . He hadn’t been so happy the previous evening after the first qualifying session. «We suspected the skirts of not working properly, but the mechanics discovered that by the end the shock absorbers on the left hand side were no longer working. The bumpy circuit had worn them out».

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“Ing. Chiti sees red!” – Autosport Vol.77/3

Si riporta ivi il testo originale, a cui segue una traduzione in lingua italiana a cura del presente sito.


We have heard of politics in Formula 1, but this is ridicolous! A report in Italy suggests that the arm of Autodelta boss Carlo Chiti has been twisted by political pressure in the purest sense of the term.

Apparently Chiti said that he wanted Elio de Angelis to drive for his Alfa Romeo Grand Prix team as number two to his new signing, Patrick Depailler. However, says the report, pressure on Chiti was then applied by Communist controlled unions, who declared that they were sure that Chiti would prefer to run the son of a worker from one of Italy’s state-owned companies (Bruno Giacomelli), in preference to the son of one of the richest capitalists in the country (de Angelis) …

The reported reaction of Autodelta was to agree to run Giacomelli once more, but to send a telex to Elio’s father, Giulio de Angelis, which stated that the series of former Brabham V12 engines would be made available to whichever team his son decided to race for in 1980.

Alfa Romeo, of course, have denied that there has been any pressure of this sort.

Could this be the source of the rumour that Don Nichols’s Shadow team would be using Alfa Romeo power units in 1980?

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1979 – L’anticamera della F1 – La sessione dei primi collaudi con la Lotus, raccontata da Mansell

Contributo di “tigre” di f1community.net

“Quando i soccorsi vennero a salvarmi, io ero in agonia, la mia schiena mi stava uccidendo e, sebbene, fossi sollevato dal fatto che il mio precedente infortunio alla schiena non si fosse aggravato, ero preoccupato che potesse essere accaduto qualcosa di grave. I raggi X decretarono che mi ero rotto due vertebre e i medici mi dissero che ero stato fortunato a non essere rimasto paralizzato. Era doloroso ma ben presto cercai di lasciare l’ospedale. I medici mi prescrissero alcuni antidolorifici che io non presi perché volevo rimettermi in salute al più presto così da potermi allenare più celermente possibile per poter essere di nuovo in pista in una manciata di giorni.

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