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1985 Mercato – “Brabham Tricolore”

Fonte Autosprint n.35 Anno 1985

Si ringrazia cordialmente “Gio66” per la segnalazione

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Rosberg alla Mclaren e Piquet alla Williams hanno innescano una grande girandola. Sulla piazza ci sono poi i due piloti della Renault, in smobilitazione, ed il rientrante Arnoux che dovrebbe andare alla Ligier. De Cesaris intanto a Monza sarà a fianco di Nelson Piquet.

Zandvoort– Alle 19.15 di venerdì scorso, nella stanza 308 del Bowens Hotel di Zandvoort, Bernie Ecclestone ed Elio de Angelis hanno firmato un compromesso che li lega per la prossima stagione in una squadra tutta italiana dove Elio si troverebbe a far coppia nientemeno che con Riccardo Patrese che farebbe così il suo ritorno dopo due anni trascorsi all’EuroRacing (Alfa Romeo). Continua a leggere 1985 Mercato – “Brabham Tricolore”

“Se la Lotus mi assiste, il titolo è mio” — Autosprint Poster Story 1983 – Parte II

Chi merita di prendersi delle rivincite nel 1984?

“Quelli che l’anno scorso pilotavano vetture col Cosworth. Nel mio caso non si tratterà di rivincite, perché io debbo ancora ricevere qualcosa. Nella vita, in ultima analisi, tutto si bilancia. Un altro che ha dato molto e ricevuto poco è Riccardo”.

Perchè Alboreto alla Ferrari e non De Angelis?

“Lui ha saputo mettere a frutto l’esperienza degli altri piloti che hanno cercato di entrare alla Ferrari. Io non ci ho mai provato: quando fui inserito nei programmi della squadra di Maranello ero giovanissimo. Non ho mai pensato di pilotare la Ferrari. L’eventualità non si è mai presentata. Debbo dire che Michele ci ha saputo fare dal punto di vista diplomatico ed ha raccolto quanto ha seminato”.

La scuola romana è più forte di quella lombarda in Formula Uno?

“Forse è più forte la lombarda dei Giacomelli, degli Alboreto, dei Fabi, se si considerano i risultati”.

Alboreto ha dichiarato che per un buon punteggio senza acuti nel mondiale ’84 non sacrificherebbe una vittoria in un gran premio. La pensi così anche tu?

“Io credo di vincere il campionato del mondo”.

De Angelis è più o meno popolare di Patrese, Alboreto, De Cesaris?

“E’ allo stesso grado di popolarità”.

Piloti di Formula Uno si nasce?

“Si nasce e ci si costruisce per diventarlo”.

Che cosa si deve fare?

“Occore fare una scelta a 14 anni. Invece del motorino, bisogna comperare il go-kart. Bisogna rinunciare alla prima ragazzina perché non la si può portare in pista”.

E alla seconda?

“Alla seconda no. Però è una vita di sacrifici. La gente spesso non sa che la nostra è una vita difficile, una vita stressante. Un uomo che vuol fare carriera, ad esempio un imprenditore, ha vent’anni a disposizione per mostrare agli altri ciò che sa fare. Noi no, solo quattro o cinque. Dieci quando va benissimo. Quindi è tutto molto più accellerato. Si invecchia in fretta”.

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Autosprint Poster Story 1983 – “Se la Lotus mi assiste, il Titolo è mio”- Parte I

Nelle tasche cinque anni di Formula Uno. Nel piede e nella testa una gran bella testa, grinta, ambizione, intelligenza, dote, quest’ultima, che tanto nel pilota da F1 da trecento all’ora quanto nell’uomo della strada, ancora affascina. Le cronache sportive si occupano di lui dal 1977, ma poche persone, forse soltanto quelle che appartengono al suo piccolo mondo privato sanno qualcosa di Elio de Angelis. Una domanda viene spontanea: fanno bene Luis, l’argentino che gli vive incollato ai box dei gran premi (“il suo ricondurre ad un aspetto meno drammatico ogni situazione mi aiuta a superare mille difficoltà, mi calma” – dice dell’amico il pilota romano), Andrea Gallignani, il ventiseienne industriale bolognese che da quando lo ha sponsorizzato in F3 non lo ha più abbandonato, Roberto ed Andrea, i fratelli ‘da corsa’ di Elio (in passato si distinsero come eccellenti kartisti) e Ute, la graziosissima Ute, ad adorarlo? O ha ragione chi, con giudizi pieni di conveniente superficialità, lo etichetta come sbruffone doc, dalle qualità umane e professionali limitate? Per farla breve: il vero De Angelis è quello amato dalla gente che lo conosce bene, o quello odiato – ma forse è meglio dire invidiato – da chi sa soltanto come è fatto, fuori?

La risposta, la più logica, la diede indirettamente Colin Chapman quando nel 1979 lo volle con sé alla Lotus: Chapman non si accontentava di lavorare con un professionista molto dotato, voleva anche l’uomo che vale. Ed Elio valeva ieri come oggi. “Ricordo che rilasciò una bella intervista ad un giornale inglese, quando la stampa inglese era ancora tutta dalla mia parte” – attacca De Angelis – “nella quale diceva di aver trovato in me una volontà incredibile ed un coraggio di una pantera”. E aggiunge – “La prima volta che lo incontrai fu proprio nel 1979 quando realizzai un buon tempo classificandomi fra le Ferrari di Villeneuve e Scheckter, a Silverstone, con una Shadow che, stranamente, andò bene. Ricordo che in quella occasione Chapman venne da me, guardò la macchina che proprio non lo colpì per niente, quindi si interessò a me. In seguito ci fu la corsa di Watkins Glen ed, infine, i suoi collaboratori mi proposero il test con la Lotus al Paul Ricard, al quale parteciparono altri quattro piloti. È’ lì che io fui scelto”.

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Vittorio Gargiulo — 6 Maggio 1978 – Montecarlo F3 – “De … Diavolis si sfoga” — Autosprint n.19/1978

Tripletta da tris all’italiana: ne ha fatto le spese Gaillard

Principato di Monaco: cala il sipario sullo scenario di Monaco con la premiazione, al termine della cena di gala alla presenza di tutti i piloti invitati dopo le loro fatiche. Faceva gli onori di casa Jackie Stewart, che ha lavorato alacremente in questi giorni per la televisione americana che lo manda a seguire tutti i gran premi. Tra l’altro ha realizzato anche un filmato veramente dal vivo, infilandosi inspiegabilmente nel bel mezzo del lotto durante una sessione ufficiale di prove, al volante di una Tyrrell 008 dotata di cineprese installate alle sue spalle. Stewart naturalmente ha presentato Depailler, che ora ha preso il suo posto nel team Tyrrell, ma forse per la stanchezza in sede di premiazione si è dimenticato di chiamare Elio de Angelis a ritirare il suo premio per la vittoria della gara di F3. De Angelis tra l’altro si è dovuto immediatamente dopo infilare in macchina per correre a Fiorano per le prove della Chevron con il motore “Dino” di F2 che probabilmente non porterà a Pau, per la prossima gara del campionato Europeo, per meglio essere pronto per la prima gara italiana della serie che si correrà al Mugello il 28 di questo mese.

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Cesare Maria Mannucci — “IL PERSONAGGIO – Elio de Angelis.La mia battaglia” – Parte III — Autosprint n.20/1984

Tematiche affrontate: La Lotus 88 – Rapporti con il Team Lotus – Alfa Romeo – Alboreto e G. Villeneuve – Considerazioni sulla vita da pilota di corse automobilistiche. Contributo di “LOTUS71”.

Per la Lotus hai guidato anche il modello “88”, una vettura che poteva aprire nuovi sviluppi nel campo della sperimentazione automobilistica..

Esatto, credo che, sviluppata, la Lotus 88 potesse veramente dare una svolta a tutta la Formula Uno. Fu bocciata a livello regolamentare, solamente perchè tutto quello che veniva dalla Lotus era guardato con diffidenza, prevenzione. Come la reputazione che le Lotus fossere vetture fragili e pericolose. Questo poteva essere vero in passato, quando Chapman poteva controbattere gli avversari solamente usando l’arma del peso. Posso dire in tutta tranquillità che con la Lotus ho avuto degli incidenti che non so se con le altre macchine avrei potuto raccontarli dopo.

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Cesare Maria Mannucci — “IL PERSONAGGIO – Elio de Angelis.La mia battaglia” – Parte II — Autosprint n.20/1984

Tematiche affrontate: I rischi delle velocità in F1 – Il rapporto con Chapman. Contributo di “LOTUS71”

Ritieni quindi, che se non si è in possesso di una vettura vincente, è giusto non dare il massimo?

Esattamente. Anzi, si dovrebbe andare ancora più piano, dal momento che si verificano ancora incidenti fra vetture che lottano nelle retrovie. Un pilota deve dare il massimo quando ha la macchina competitiva. Non puoi pretendere chissà cosa da una vettura che gira più lenta di tre secondi. Puoi andare più forte del tuo compagno di squadra, non potrai certo pretendere di vincere la corsa. E’ inutile rischiare per niente.

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Cesare Maria Mannucci — “IL PERSONAGGIO – Elio de Angelis.La mia battaglia” – Parte I — Autosprint n.20/1984

L’articolo è comparso in un numero unico. Nel sito si è deciso di dividerlo in tre parti. Tematiche affrontate: gli esordi in Formula Tre, Montecarlo 1978, l’inizio in F1. Contributo di “Lotus71”

È l’italiano di turno. Ma senza rimpianti per le occasioni perdute in patria. All’intelligenza di sempre ha saputo unire i frutti dell’esperienza, risultando finalmente pilota di primissimo piano in questo mondiale di F.1. Tant’è vero che alla Lotus sono finalmente costretti a «curarlo» quanto o più di Mansell. Ha vinto la sua gara con gli inglesi e ci racconta come.

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Oscar Orefici — “Elio dove vai se la Lotus non ce l’hai” — Autosprint n. 20/1981

L’intervista è risalente ai giorni precedenti al Gran premio del Belgio 1981, quello che, a posteriori, segna l’inizio della rivalità interna fra Elio De Angelis e il compagno di scuderia Nigel Mansell. La situazione porta a ingenerare qualche attrito fra l’italiano e Colin Chapman. Gli scontri e i disagi vengono alimentati anche della stizza e della rassegnazione dell’italiano dovute alle imbarazzanti prestazioni della Lotus 88. Per questi motivi, nel corso dell’anno, si fanno più assillanti le voci di mercato accostanti insistentemente il pilota ad altre scuderie, su tutte l’Alfa Romeo-Autodelta.

Roma: La telefonata di Colin Chapman lo aveva raggiunto il martedì sera, quando già stava preparando la valigia per Imola : “Elio – gli ha detto il padrone della Lotus – domenica prossima non corriamo. Ma non ti preoccupare, non siamo in difficoltà. A Zolder, a metà maggio ci saremo senz’altro, e con la nuova macchina”.

Quando la notizia della clamorosa assenza si è diffusa, Elio de Angelis ha reagito con apparente disinvoltura.

Pazienza, vorrà dire che andrò allo Stadio Olimpico a far il tifo per la mia Roma che gioca con il Perugia”. Era una frase che serviva a mascherare la delusione, a dire che a Imola, come semplice spettatore, non ci sarebbe andato.

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